È una situazione, quella che analizziamo di seguito, che mette dinanzi alla necessità pressante di ripensare l’intero sistema fiscale per evitare il disastro attraverso un possibile condono fiscale (o condono tombale).
Lo stop alle cartelle esattoriali nel nostro paese, infatti, si protrarrà fino al 1 settembre 2021, data che molti vedono come il preludio a una necessaria riforma fiscale che potrebbe anche mettere mano al sistema di riscossione per smaltire l’enorme numero di crediti rimasti ancora da esigere da parte dell’Agenzia delle Entrate e Riscossione (di seguito, AdE).
Al momento, infatti, i costi di recupero dei crediti da parte di AdE risultano essere oltremodo onerosi e talvolta riferibili a crediti irrecuperabili e azioni inconcludenti.
È questa condizione di stallo ad aver fatto emergere la necessità di rivedere con chiarezza e semplicità il rapporto fisco-contribuente.
Non è la prima volta che il sistema pubblico prova a riscrivere e riallineare lo Stato con il contribuente, si pensi alla c.d. voluntary disclosure, un provvedimento entrato in vigore come straordinario e poi stabilizzato a regime. Il fulcro della voluntary, infatti, innovava il sistema allora vigente grazie all’utilizzo di una comune intelligence fiscale europea. La richiesta rivolta ai cittadini UE era cioè di denunciare eventuali patrimoni detenuti fuori dall’Unione con la promessa della comminazione di una sanzione amministrativa inferiore.
Questo sistema di collaborazione fra fisco e contribuente, è risultato efficace in relazione alla capacità degli Stati di operare celermente le azioni di verifica e controllo incrociato e far emergere posizioni pregresse in precedenza impossibili da scoprire, verificare e sanzionare.
A seguito della voluntary disclosure, il sistema ha nuovamente mostrato una forte necessità di innovazione facendo emergere nuove priorità che hanno spinto il legislatore a porre particolare attenzione alla semplificazione nei rapporti Stato-contribuente, alla certezza del diritto, all’automatizzazione ed efficacia dei controlli da parte del fisco, alla collaborazione attiva, a un sistema di accertamento e riscossione rapido ed efficace.
Ciò che oggi richiediamo come operatori di settore, nonché contribuenti, è una profonda trasformazione della relazione contribuente/erario cui corrisponda non solo un recupero del pregresso ma anche e soprattutto una riscossione agevolata.
La proposta è, cioè, quella di un provvedimento straordinario agevolativo da introdurre a partire dal 2022 che consenta:
- una “pulizia” delle posizioni attualmente inesigibili (e.g. cartelle fino a 10.000 euro emesse entro il 2015 e mai esitate);
- una definizione agevolata di tutte le altre cartelle da graduare in relazione alla dimensione del contribuente (anche attraverso la riapertura della rottamazione estendendo l’arco temporale a tutte le notifiche fino al 31/12/2019);
- un condono tombale per gli anni ante pandemia (2016-2019) delle posizioni dei piccoli contribuenti (volume di affari fino a 10 milioni), simile a quanto già attuato con la legge finanziaria del 2003, con aliquote forfettarie ridotte;
- un’estensione del ravvedimento operoso con aliquote premiali (sanzione unica nominale minima dopo il 90esimo giorno oltre gli interessi).
Quanto sopra proposto risulta solo un primo passo verso una riforma che consenta all’ AdE di instaurare un rapporto di collaborazione con il contribuente nell’ambito del quale quest’ultimo, una volta sanato il pregresso, avrebbe tutto l’interesse a mantenere un comportamento fiscale etico. Ciò consentirebbe un rapporto trasparente con lo Stato e un atteggiamento produttivo rispetto dell’ordinamento fiscale da parte del contribuente, intimorito dalla capacità di accertamento e sanzione più rapida ed efficace dimostrata dall’apparato pubblico.
Redazione