Il trend positivo dell’economia e il costante problema dell’inflazione e del debito
di Gianni Malerba
Riprendiamo da dove ci eravamo lasciati l’ultima volta parlando di inflazione: nell’articolo “L’inflazione non si ferma” abbiamo fatto un bilancio dell’incidenza della crisi del gas sui prezzi e le sue ricadute, in particolare, sul carrello della spesa degli italiani. Era il 28 settembre 2022, a pochissimi giorni dal voto delle politiche, con tutti i dubbi fisiologici che ciò aveva comportato.
Da quel giorno molto è cambiato, certo, ma resta sempre quella che possiamo ben considerare la Spada di Damocle italiana: l’inflazione, il problema con cui tutti i Governi si sono scontrati da sempre, e il debito pubblico che ne consegue.
La valutazione di Fitch, l’attesa per Moody’s
“La crescita dell’economia italiana ha superato le nostre aspettative nel primo trimestre del 2023, in netta ripresa a 0,5% t/t […] grazie al significativo allentamento della crisi del gas naturale in Europa, a un forte rimbalzo del turismo e al rafforzamento della domanda globale“. Sono le parole che accompagnano il rating di Fitch che assegna all’Italia un BBB, aggiungendo anche che “nel 2024 prevediamo che l’economia si espanda dello 0,8%”. Sembra che gli sforzi del Governo siano apprezzati dai mercati che hanno scelto di dare la loro fiducia al nostro Paese.
Dovremo attendere alcuni giorni prima di capire quale sarà, invece, il giudizio di Moody’s, l’agenzia di rating tradizionalmente più severa verso il nostro Paese, ma già oggi è possibile fare un bilancio positivo dell’Italia. Per questo risultato, senza dubbio, concorrono anche i fondi del Next Generation EU verso il nostro Paese (il c.d. PNRR) nonché il fatto che l’Italia sia parte dell’Unione Economico Monetaria UE la quale, in qualche modo, funge da garanzia.
Uno degli aspetti più interessanti che hanno concorso alla valutazione di Fitch è la stabilità del Governo, la cui maggioranza è ampia e il consenso tra i cittadini elevato. Cosa significa questo per l’economia italiana e lo sguardo dei mercati su di noi? In breve, che questo Governo potrebbe durare un’intera legislatura, portando avanti le proprie decisioni senza uno stop forzato e il conseguente blocco dell’azione governativa e legislativa. Questo è sicuramente un altro punto a favore della nostra economia, ma allora da dove deriva questa Spada di Damocle? Perché, insomma, a fronte di molti fattori positivi, il rating italiano resta a un BBB?
Inflazione, debito pubblico e peso sulle imprese
A fronte di una maggiore stabilità del sistema bancario le imprese sono quasi allo stremo delle forze, per via di un’inflazione galoppante (che incide nel breve periodo) e un conseguente aumento del debito pubblico (impattante nel medio-lungo periodo).
Secondo EURISC – Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF, nel primo trimestre 2023 la domanda di credito presentata dalle imprese italiane ha subito una brusca frenata: -3,6% rispetto al 2022. L’aumento dell’inflazione fa crescere il costo del denaro, che quindi le imprese non possono più permettersi. Le parole di Simone Capecchi, Executive Director di CRIF sono, da questo punto di vista, illuminanti: “se le famiglie possono decidere di rinviare una richiesta di credito a quando i tassi di interesse saranno diminuiti, le imprese hanno costi non rinviabili e un bisogno di liquidità permanente“.
Ancora più preoccupante è il tasso di default, in crescita rispetto agli anni precedenti. Le imprese prendono meno soldi in prestito e quando lo fanno hanno più probabilità di non riuscire a rimborsare gli enti creditizi.
Ecco il vulnus, la Spada di Damocle: le politiche di breve periodo, capaci di calmierare i prezzi del gas, ad esempio, e ottenere rating positivi da parte delle agenzie, non potranno mai aiutare da sole il nostro Paese a correre insieme al suo motore naturale, ovvero le imprese. Sono queste, soprattutto le PMI, che devono affacciarsi verso politiche di medio-lungo periodo, per riuscire a essere competitive e in questo modo bloccare l’inflazione e provare a bloccare il debito pubblico.
Gli strumenti per supportare le imprese nel medio-lungo periodo
Da una parte la CNC, la Composizione Negoziata della Crisi d’Impresa, per nominare uno strumento. Ne abbiamo lungamente parlato sul nostro blog, vale la pena leggere l’ultimo articolo di aggiornamento su questo tema: PNRR, Piattaforme Telematiche e CNC. È importante, in questo contesto di “default di ritorno” considerare uno strumento capace di accompagnare l’impresa nel modo meno traumatico possibile per il sistema, per mantenere il mercato in piedi e non generare una crisi sistemica del settore produttivo.
Ma oltre a questo strumento, l’altra grande occasione è, ovviamente, la sostenibilità. Al di là degli strumenti più immediati ormai entrati nel nostro ordinamento (vedi il credito d’imposta, che potete leggere in questo articolo), la sostenibilità e i criteri ESG sono gli strumenti più adatti a dare una visione di futuro nel medio-lungo periodo alle imprese, per generare valore e farlo crescere in modo esponenziale nel tempo. Per avere una visione più generale dei vantaggi della sostenibilità, in particolare per le PMI, vale la pena rileggere il nostro precedente articolo qui.
Ma allora, se il vero problema del nostro Paese non è l’oggi, le crisi che si susseguono e alle quali possiamo porre un freno, seppur temporaneo, ma un debito pubblico e un’inflazione strutturali che portiamo con noi da molto tempo, allora perché continuiamo a investire solo su soluzioni di breve periodo senza invece considerare interventi di medio-lungo periodo come gli investimenti in sostenibilità potrebbero fare?
Diversamente, dovremo valutare l’ipotesi di non liberarci mai della nostra Spada di Damocle per la mancanza di coraggio nell’investire nel futuro.
Gianni Malerba