Le novità sulla possibile riforma della Flat Tax che potrebbe cambiare il volto del fisco italiano
di Federico Valenza
La flat tax continua a essere argomento di dibattito politico e il lavoro sulla riforma fiscale per una sua estensione prosegue. In realtà i contorni appaiono ancora poco chiari ma è dall’inizio della legislatura che si menziona come obiettivo da raggiungere nell’ambito del progetto di revisione del sistema tributario e da realizzare per gradi.
Flat tax entro la legislatura
Maurizio Leo, viceministro dell’Economia, ha dichiarato, in un’intervista al quotidiano La Stampa lo scorso 30 maggio, che “esiste un progetto, condiviso da tutte le forze politiche che hanno vinto le elezioni, che mira alla riduzione della pressione fiscale”. Il viceministro afferma che la flat tax arriverà entro fine legislatura, mentre il primo step è previsto già per il prossimo anno con la riduzione delle aliquote Irpef e il taglio del cuneo fiscale.
Come riportato dal Sole24Ore, la flat tax è a oggi usata da circa 2 milioni di professionisti, autonomi e imprenditori che aderiscono al regime forfettario delle partite Iva, provocando mancate entrate nei conti pubblici per un ammontare totale di 3,5 miliardi. Come illustrato nel nostro articolo precedente sul tema, l’ordinamento italiano presenta già altre flat tax che fanno registrare per il 2022 un’erosione fiscale di circa il 4,8%.
Negli anni, infatti, i regimi fiscali sostituivi sono gradualmente aumentati incrinando, secondo la Corte dei Conti, il principio di omnicomprensività della base imponibile previsto dall’articolo 51 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (Tuir). Per fare un esempio, la flat tax incrementale per i titolari di partita Iva che non applicano il forfettario e la sostitutiva sulle mance raccolte tramite il datore di lavoro e destinate a camerieri e altri addetti del settore turismo.
La delega per la riforma fiscale ragiona sulla flat tax, non solo in termini di redditi fuori dall’Irpef da tassare con un tributo fisso o proporzionale ma anche in termini di ridefinizione dell’Irpef. In particolare, si discute una riduzione del numero di aliquote, con l’obiettivo finale di un’unica aliquota proporzionale, in un sistema di detrazione e deduzioni, che dovrebbero garantire la progressività del prelievo. In tale ottica il primo step, menzionato dal viceministro Leo, potrebbe prevedere un’iniziale riduzione delle aliquote Irpef da quattro a tre o un ulteriore prelievo sostituivo sulle tredicesime, già nella legge di Bilancio 2024.
Riforma in estate?
Nella legge delega sulla riforma fiscale 2023, per la quale il governo auspica il via libera in estate, si prevede l’estensione della flat tax alle associazioni professionali, alle società tra professionisti, alle società di persone e imprese familiari composte al massimo da tre professionisti under 35 anni, con un tetto di ricavi fissato a 85 mila euro e una tassazione al 15%.
Tra le proposte condivise tra le forze di maggioranza e l’esecutivo la principale pertiene la riduzione delle aliquote Irpef a tre. L’attuale sistema dell’IRPEF si basa su quattro aliquote diverse per quattro scaglioni di reddito ed è in vigore dal 2022.
Il primo passo concreto della riforma dovrebbe essere proprio il passaggio a un sistema a tre aliquote. Tuttavia, l’obiettivo di lungo periodo è una “transizione del sistema verso l’aliquota impositiva unica, attraverso il riordino delle deduzioni dalla base imponibile, degli scaglioni di reddito, delle aliquote di imposta, delle detrazioni dall’imposta lorda e dei crediti d’imposta, tenendo conto delle loro finalità”, secondo il principio base fissato nel testo della delega approvata dal Governo.
La graduale riduzione delle aliquote non assicurerebbe di ricomprendere sotto l’Irpef i redditi attualmente tassati con le sostitutive. Difatti, come segnalato dall’Ufficio parlamentare di Bilancio, “non è chiaro se nella base imponibile dell’Irpef verranno ricomprese le fonti di reddito che nel tempo ne sono state escluse dall’applicazione e assoggettate a regimi sostitutivi generando problemi di equità orizzontale”.
Si delinea quindi la tendenza a una maggiore “cedolarizzazione” del fisco, al fine di evitare che gli stessi 100 euro di reddito siano tassati al 5, 10, 26 o 43% a seconda di come vengono ottenuti.
I commenti alla flat tax da Italia ed Europa
Il cavallo di battaglia della Lega, diventato obiettivo di legislatura, ha di recente ottenuto nuove bocciature dalla Banca d’Italia, dalla Commissione Europea e dall’Ufficio parlamentare di bilancio.
Nell’analisi presentata dalla Banca d’Italia, in audizione presso la Commissione Finanze della Camera il 18 maggio, si sottolinea che la conseguenza centrale di questo modello sarebbe l’aumento di disparità e disuguaglianza. Bankit, quindi, valuta tale modello come non adatto sia per l’attuale sistema italiano sia sulla base dell’analisi dei dati di quei paesi che già lo adottano.
Il documento redatto dalla Commissione Europea invita il governo a rendere più efficiente il sistema tributario, “preservando la progressività […] e migliorandone l’equità, in particolare razionalizzando e riducendo le agevolazioni fiscali, compresa l’Iva e le sovvenzioni dannose per l’ambiente”.
Secondo i rilievi dell’Ufficio parlamentare di bilancio, infine, il passaggio dagli attuali scaglioni Irpef a uno schema di progressività ad aliquota unica “determina effetti redistributivi che penalizzano i soggetti con redditi medi e favoriscono quelli con redditi più elevati a meno di rinunciare a una elevata quota di gettito”.
La parola passa al Parlamento
Il Consiglio dei ministri del 16 marzo 2023 ha approvato, con procedura d’urgenza, il disegno di legge di delega al Governo per la riforma del sistema fiscale e ha adesso 24 mesi di tempo per emanare uno o più decreti legislativi di revisione del sistema fiscale.
Dopo il via libera del CdM, si è messo dunque ufficialmente in moto l’iter di approvazione parlamentare, a partire dalla discussione degli oltre 600 emendamenti in commissione alla Camera.
Resta quindi da capire se e quali saranno le modifiche all’idea di riforma presentata e se ci saranno anche interventi di riordino degli attuali regimi sostitutivi.
Posto che a oggi la riforma fiscale appare quantomai necessaria, resta, però, una domanda: è davvero la flat tax la soluzione migliore che possiamo immaginare in questo Paese?
Federico Valenza