Da Industria 4.0 a Transizione 5.0

Introdotto un nuovo credito d’imposta con il decreto PNRR al fine di favorire la digitalizzazione e il passaggio dei processi produttivi a un modello energetico efficiente, sostenibile e basato su energie rinnovabili.

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6,3 miliardi per gli investimenti green e digitali delle imprese

Piano Nazionale Transizione 4.0

Il piano Transizione 4.0 è stato finanziato nell’ambito della “Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo” del PNRR, con una dotazione finanziaria di 13,381 miliardi di euro e l’obiettivo di sostenere la trasformazione digitale delle imprese incentivando gli investimenti privati in beni e attività a sostegno della digitalizzazione attraverso il riconoscimento di un credito di imposta a fronte di:

  • acquisto di beni materiali;
  • acquisto di beni immateriali 4.0 (es. software avanzati);
  • acquisto di beni immateriali tradizionali (es. software di base);
  • attività di ricerca e sviluppo;
  • attività di formazione 4.0.

I beni materiali e immateriali 4.0 soggetti al regime di incentivazione sono specificati nei due Allegati (A e B) predisposti dall’allora Ministero dello Sviluppo economico.

Nello specifico, le forme di sostegno ricomprese nel piano Transizione 4.0 affondano le loro radici nel 2016, con il lancio del Piano Nazionale Industria 4.0, poi diventato Impresa 4.0, prima dell’ulteriore evoluzione verso il paradigma Piano Transizione 5.0.

Al via Transizione 5.0

Il Piano Transizione 5.0, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dello scorso 2 marzo all’interno del DL 19/2024 contenente le disposizioni attuative del PNRR, ha una copertura di 6,3 miliardi di euro così suddivisi:

  • 3,78 miliardi di euro per i beni strumentali;
  • 630 milioni per la formazione;
  • 1,89 miliardi di euro per i beni necessari per l’autoproduzione e l’autoconsumo di energia prodotta da fonti rinnovabili.

Il bonus 5.0 è applicabile nei lavori che comportano una riduzione dei consumi energetici dell’unità produttiva di almeno il 3%, che sale al 5% se calcolata sul processo programmato per l’investimento.

Sono agevolabili gli investimenti in beni materiali e strumentali nuovi indicati nell’allegato A (Beni strumentali controllati da sistemi computerizzati o gestiti tramite sensori e azionamenti) e nell’allegato B (software, sistemi e system integration, piattaforme e applicazioni) della legge n. 232/2016.

Il credito d’imposta previsto dal Piano Transizione 5.0 è rivolto a tutte le imprese italiane, indipendentemente da forma giuridica, settore, dimensioni e regime fiscale.
Sono escluse le attività in liquidazione volontaria o coatta.

Il credito d’imposta è pari a:

  • 35% per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro;
  • 15% per gli investimenti superiori a 2,5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro;
  • 5% per gli investimenti superiori a 10 milioni di euro e fino al limite massimo di 50 milioni di costi ammissibili per anno per ciascuna impresa beneficiaria.

Il bonus può arrivare a coprire il 40% od il 45% della spesa se si dimostra che l’investimento permette di ridurre i consumi energetici oltre al 6% od al 10%.

Il Piano 5.0 introduce tra le spese agevolabili anche quelle sulla formazione, se non superano il 10% degli investimenti totali ed entro un tetto massimo di 300.000 euro. La formazione dovrà essere assicurata da soggetti esterni dotati di determinati requisiti (specificati da un decreto attuativo).

Le richieste telematiche di accesso al bonus devono essere inoltrate sul portale del GSE che, dopo aver controllato la documentazione, invia al Mimit l’elenco delle imprese che possono fruire dell’agevolazione e l’importo prenotato.

Mentre il Piano 4.0 ha sottolineato l’urgenza di dotazioni tecnologiche in grado di far fare un balzo innovativo sensibile alle aziende, il modello 5.0 vuole andare oltre la tecnologia, guardando anche ai benefici ecologici e sociali portati delle transizioni digitale e green.

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