L’adozione di assetti organizzativi, amministrativi e contabili adeguati è un obbligo che riguarda, prima di tutto, l’impresa e la sua Direzione al fine di verificare gli andamenti e l’equilibrio della stessa. Non è un principio riservato alle grandi aziende: oggi interessa da vicino tutte le PMI italiane.
Previsto dall’art. 2086 del Codice Civile, questo dovere non va inteso solo come un adempimento di conformità normativa. Rappresenta, piuttosto, un presidio strategico per assicurare la continuità aziendale, individuare tempestivamente i segnali di crisi e consolidare la fiducia di stakeholder, istituti di credito e investitori.
Cosa significa avere adeguati assetti
L’art. 2086 obbliga l’imprenditore a dotarsi di un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita di continuità aziendale.
L’imprenditore è tenuto a implementare un’organizzazione strutturata, capace di affrontare in modo sistematico i rischi d’impresa, siano essi prevedibili o imprevedibili.
L’assetto organizzativo rappresenta l’insieme delle relazioni tra le diverse funzioni aziendali e tra i soggetti che ricoprono ruoli gestionali, operativi e di controllo. Per essere considerato adeguato, esso deve garantire il perseguimento dell’oggetto sociale, consentire una chiara e immediata individuazione di compiti e responsabilità, e definire con precisione le regole del processo decisionale.
L’assetto amministrativo comprende i processi e gli strumenti – tipicamente riconducibili alla funzione di Amministrazione, Finanza e Controllo – necessari per assicurare al management visibilità e controllo sui fenomeni aziendali. Tale visione deve essere sia consuntiva (orientata all’analisi dei risultati passati) sia prospettica (forward looking), così da garantire una rappresentazione anticipata e consapevole dell’andamento economico, patrimoniale e finanziario dell’impresa.
L’assetto contabile è costituito dall’insieme di processi e strumenti che assicurano la corretta rilevazione dei fatti aziendali. Il suo obiettivo è offrire una rappresentazione veritiera, accurata, tempestiva e analitica della performance consuntiva dell’azienda, in modo da supportare decisioni fondate e trasparenti.
I rischi di non adeguarsi
La normativa non è rimasta sulla carta. I tribunali hanno già condannato amministratori per non aver implementato assetti adeguati, con conseguenze patrimoniali personali anche molto pesanti. In assenza di assetti, infatti, non è possibile dimostrare di aver vigilato sulla continuità aziendale.
Per l’imprenditore, questo significa che ignorare l’obbligo espone a responsabilità dirette e al concreto rischio di azioni legali. La mancanza o l’inadeguatezza degli assetti diventa imputabile agli organi gestori, soprattutto quando risulta che l’adozione di assetti adeguati avrebbe potuto prevenire o mitigare la crisi aziendale.
Gli amministratori che omettono di istituirli, o che non sono in grado di rilevare tempestivamente una situazione di crisi e di attivarsi per affrontarla, rispondono a titolo di responsabilità ai sensi dell’art. 2392 c.c. La mancata adozione di assetti adeguati, o la loro inadeguatezza anche se formalmente previsti, non solo rende di fatto “non lecita” l’attività dell’impresa – in quanto non conforme ai doveri imposti dal codice civile – ma può anche dar luogo a una denuncia al Tribunale ai sensi dell’art. 2409 c.c.
Non solo burocrazia
Gli adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili non servono solo a rispettare un obbligo di legge, ma rappresentano uno strumento di tutela per l’impresa e per l’imprenditore stesso. Al tempo stesso, rafforzano la credibilità dell’azienda agli occhi di banche, partner commerciali e stakeholder.
Implementare un sistema di adeguati assetti non è quindi mera compliance, ma un vero e proprio investimento strategico, capace di generare vantaggi concreti:
- Accesso agevolato al credito: le banche premiano le imprese trasparenti, con una governance solida;
- Maggiore resilienza: individuare tempestivamente i segnali di crisi consente di intervenire prima che le difficoltà diventino strutturali, anticipando squilibri finanziari o gestionali;
- Reputazione: una governance chiara e affidabile accresce la fiducia di clienti, fornitori e partner, consolidando l’immagine dell’impresa;
- Crescita sostenibile: strumenti di controllo efficaci permettono di prendere decisioni di sviluppo ponderate.
Gli adeguati assetti non devono dunque essere percepiti come un costo burocratico, ma come un pilastro di competitività. Chi li adotta mette in sicurezza l’impresa, tutela gli amministratori e costruisce le fondamenta per una crescita stabile e sostenibile.
Se correttamente interpretato e applicato, l’obbligo previsto dall’art. 2086 c.c. non rappresenta soltanto un dovere da assolvere, ma può trasformarsi in una grande opportunità di sviluppo. Offre infatti all’imprenditore un prezioso strumento di lettura e di orientamento in un contesto economico sempre più complesso e imprevedibile.
Marina Saniaa